Rileggere S. Agostino: ritrovare la strada di ritorno in se stesso

Pubblicato giorno 26 agosto 2021 - S. AGOSTINO

Articolo scritto da Raffaela Grieco

 

Sant’Agostino, l’uomo alla ricerca di Dio

Parlare oggi di Sant’Agostino, vescovo e dottore della chiesa, nato nel 350 d.c, è ancora oggi di grande attualità. Da sempre ed in tutte le epoche l’uomo ha sempre sentito il desiderio profondo di trovare delle risposte ai molteplici perché della nostra esistenza. A volte si è creduto di aver trovato le soluzioni, ma nel tempo, queste, si sono rilevate dei palliativi insufficienti a colmare la nostra sete di conoscenza.

Rileggere ai nostri giorni Sant’Agostino e le sue opere, Le confessioni e La città di Dio, potrebbe essere un valido aiuto per ritrovare come lui le risposte a tutti quei quesiti che riguardano il nostro essere, la nostra esistenza ed il nostro futuro. L’uomo attuale ha perso di vista quella che è la sua essenza vivendo in una società in cui le regole sono dettate dal consumismo e dalla filosofia del carpe diem, cioè cogli l’attimo. Stiamo vivendo in una società in cui Dio non esiste, o tutt’al più vive relegato ai margini delle nostre città.

I migliori tra noi si dedicano alle battaglie ecologiche per preservare il pianeta dall’inquinamento prodotto dal comportamento irresponsabile dell’uomo, a proteggere i più deboli o a salvaguardare la libertà dei singoli individui che hanno il sacrosanto diritto di fare le loro scelte di vita senza porsi la domanda di quali potrebbero essere le conseguenze di tali preferenze. Tutto questo è assai bello e lodevole, ma dove è finita la nostra ricerca di Dio e del nostro rapporto con Lui? Questa vita porta all’alienazione dell’uomo come ci ha ricordato papa Benedetto XVI in un suo scritto.

Riproporre il cammino di conversione di Agostino, i suoi studi e meditazioni sono una delle vie che l’uomo potrebbe percorrere per ritrovare se stesso. Non desidero fare discorsi filosofici o teologici, non ne sarei neanche in grado, ma quello che vorrei descrivere è il cammino spirituale del Santo che lo porterà dopo questo lungo peregrinare a ritrovare quella fede della sua infanzia, insegnatagli dalla madre S.Monica , la quale non aveva mai smesso di pregare il Signore affinché le facesse la grazia di riportare quel figlio a Cristo.

Piangeva innanzi a Te mia madre, tua fedele versando più lacrime di quante ne versino mai le madri alla morte fisica dei figli. Grazie alla fede e allo spirito ricevuto da te essa vedeva la mia morte; e Tu l’esaudisti, Signore.

Le lacrime di una tale donna che con esse ti chiedeva non oro né argento, né beni labili o volubili, ma la salvezza dell’anima di suo figlio avresti potuto sdegnarle Tu, che così l’avevi fatta con la Tua grazia, rifiutandole il Tuo soccorso? Certamente no.

Desidero fare una similitudine tra la conversione di Agostino e quella del figliol prodigo raccontata nel vangelo, dove questo percorso potrebbe rispecchiare il cammino di tanti di noi. Nella pericope, il figlio minore desideroso di nuove esperienze e di poter godere di tutto ciò che la vita gli offre, chiede al padre di ricevere la sua parte di eredità. Il padre lo asseconda nel suo desiderio e lo lascia andare.

Quanti di noi desidererebbero fare la stessa scelta avendone la possibilità; vivere giorno per giorno quello che la vita ti offre senza pensare al domani. Ma la risposta a questa decisione da parte del figlio ci viene data da Gesù nella stessa parabola. Il figliol prodigo dopo un periodo di bagordi e di vita dissoluta si ritrova a fare i conti con la sofferenza di una vita vuota, alienata in cui ha perso sé stesso. A questo punto decide di tornare a casa e chiedere perdono al padre per le sue colpe e per le sue scelte. Il cammino di purificazione è concluso. Il padre gli va incontro e lo abbraccia. Questo figlio era morto ed ora vive, era perduto ed è stato ritrovato.

Per Agostino, come per il figliol prodigo solo l’amore del Padre ci rende quella gioia senza tempo da tanto cercata. Dio è un Padre premuroso che ama profondamente le sue creature e gli va incontro per primo. L’amore non segue le regole della ragione ma è per sua natura irrazionale.

Anche nel vecchio testamento, in Osea troviamo questo genitore misericordioso, che dinnanzi al tradimento del suo popolo risponde con un gesto d’amore: Come potrei abbandonarti Efraim, come consegnarti ad altri Israele? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione, non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te.

Dio trasforma l’ira in perdono, Egli ci ama teneramente e desidera il nostro amore. Dio ha donato sé stesso nel figlio il quale è morto sulla croce per riaprirci le porte della Gerusalemme Celeste. Noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza del nostro Creatore e solo nella divinità del Padre e nel Suo amore godremo dei beni eterni. Agostino nella sua lunga vita aveva capito che l’uomo non è stato creato per il mondo ma per Dio e solo nel creatore può trovare la risposta alla sua esistenza.

Dove dunque ti trovai per conoscerti? Certo non eri già nella mia memoria prima che ti  conoscessi. Dove dunque ti trovai per conoscerti, se non in Te, sopra di me? (dalle confessioni).

Questa scintilla divina che Dio ha posto in ogni essere ci rende divini, ma la natura porta l’uomo a peccare ed è quindi necessario che abbia l’umiltà di chiedere incessantemente perdono al Padre che con il Suo amore lo salva. Mio padre avrebbe detto che questo è il lila di Dio, cioè il gioco di Dio. Nella liturgia viene detto:

O Dio nostra forza e nostra speranza, senza di Te nulla esiste di valido e di santo, effondi su di noi la Tua misericordia perché, da Te sorretti e guidati usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.

 

Raffaela Grieco