Chiese


 CHIESA SAN NICOLA  

   

La Chiesa Parrocchiale, intitolata a San Nicola di Bari, fu costruita da Mossone Sini Giovanni, Curato di Irgoli (dal 1593 al 1634) nel 1634. Il fatto è testimoniato da una lapide di marmo posta su un pilastro della navata laterale sinistra prospiciente l’altare che riporta la figura di una colomba e l’epigrafe: “PRESBITER JOANNES MOSSONE ET SINI HOC OPUS FIERI FECIT ANNO DNI. 1634”. Altri interventi importanti sono stati eseguiti nel 1779 dal Vicario Pattery Guiso Juan Maria che la riedificò: della vecchia Chiesa parrocchiale restarono solo le due cappelle del presbiterio (Canonico Sale), e negli anni dal 1848 al 1859 dal Vicario Ruju Michele che fece realizzare la volta della Chiesa Parrocchiale servendosi dell’opera del capomastro Biellese Lorenzo Frailinu (Can. Sale). Lo stile architettonico è Romanico Gotico. L’esterno è semplice: ha la gradinata in granito e la facciata con due nicchie laterali e una vetrata centrale dipinta stile mosaico che raffigura il patrono San Nicola. All’interno ci sono tre navate, quella centrale più ampia ha volta a botte; in quelle laterali ci sono otto cappelle: quattro per ogni lato. L’altare, di marmo bianco, è sostenuto dalle colonne che anticamente erano le balaustre che separavano il presbiterio dal resto della chiesa; in alto sovrasta la statua di San Nicola. Dietro l’altare secondo una caratteristica tipica dello stile romanico, c’è il coro. La struttura lignea del coro è finemente lavorata e intarsiata; la volta è interamente affrescata: quattro angeli portano i simboli della pace, della giustizia, della purezza e le tavole dei dieci comandamenti. Ha un organo del 1750 circa. Ha un piccolo museo parrocchiale in cui sono raccolti e conservati antichi registri, paramenti e oggetti sacri, pietre penitenziali delle confraternite e antiche statue lignee. In particolare custodisce le “Sacre Spine”, reliquia venerarata da sempre. Tale pratica che ha avuto inizio nel ‘500 si celebra ancora tuttora, anche se con minore intensità rispetto al secolo scorso, quando l’insigne reliquia richiamava fedeli dal circondario e da centri di tutta l’isola. Della storia delle Sacre Spine ne hanno parlato sommi studiosi della storiografia sarda e si trovano appunti negli scritti dell’albo parrocchiale. Si dice che le abbia importate un girovago che si trovò a Irgoli per affari. Durante la sua permanenza nel paese egli si ammalò gravemente e invocò il Santo patrono per essere guarito, con la promessa di donare alla parrocchia una reliquia degna di grande devozione anche da luoghi lontani. La guarigione avvenne quasi prontamente e il girovago andò dal parroco per sciogliere il suo voto. Donò tre spine, affermando che erano appartenute alla corona che trafisse il capo di Gesù e dicendo che le aveva ricevute da un mendicante che, a sua volta, le ebbe dal saccheggio di una chiesa di Roma nel 1500. Le spine furono conservate nel Ciborio e il giorno della festa, la domenica di passione, erano date a baciare nella patena. Tale devozione ebbe una larga diffusione e arrivavano fedeli anche da posti lontani dell’isola. Un giorno, pare, forse da Oristano, arrivò un gruppo di pellegrini che chiesero di poter vedere la preziosa reliquia; furono accontentati: il parroco indossò la cotta e la stola e diede a baciare le spine ai presenti. Dopo una breve preghiera uscirono tutti, tranne una signora, che si trattenne in chiesa più degli altri. All’ora di partire fu chiamata, ma lei non rispose, sembrava essere muta. Fu richiamato il parroco il quale controllò il Ciborio e vide che nella patena erano rimaste solo due spine: la terza era nella bocca della signora; mancava la punta, che si crede essere da lei inghiottita. Da allora le spine non furono più baciate; sono state conservate in una teca in cristallo di forma ottagonale sormontata da due anelli di argento che è esposta alla pubblica venerazione la domenica precedente la Domenica Delle Palme. Questa storia è sicuramente avvolta di leggenda poiché non è possibile sapere esattamente come la reliquia sia arrivata a Irgoli ed è difficile stabilire la sua autenticità. Certamente è importante sapere che arcivescovi, insigni per scienza e pietà, già dal 1502 hanno espresso seri giudizi in proposito e ne hanno sempre consentito il culto e proposto la venerazione e devozione. secondo la leggenda appartenute alla corona di Cristo. La loro storia è sicuramente avvolta di leggenda; è difficile stabilire l’autenticità della reliquia, certamente è importante sapere che alcuni arcivescovi, già dal 1502 hanno espresso seri giudizi in proposito e ne hanno sempre consentito il culto e proposto la venerazione e devozione. La loro venerazione, ultrasecolare, ha richiamato soprattutto nel secolo scorso, numerosi fedeli dal circondario e da centri di tutta l’isola. Notizie Biografiche – San Nicola nacque intorno al 260 a Pàtara in Asia minore (odierna Turchia meridionale) e divenne vescovo di Mira. Della sua vita non ci sono dati sicuri e talvolta la leggenda si mescola alla realtà. Le biografie pervenute raccontano tanti episodi che testimoniano concretamente la sua carità e il suo grande zelo anche per l’ortodossia della fede. Riferiscono che ottenne la riduzione del tributo per i suoi concittadini e che nel periodo di carestia convinse i capitani delle navi granarie a scaricarne parte nella città di Mira. Si dice che fece risorgere tre bambini e procurò la dote (richiesta per trovare marito) a tre giovani ragazze, che il loro padre caduto in miseria, voleva far prostituire e che salvò tre innocenti dalla decapitazione. Si parla della sua partecipazione al concilio di Nicea (325 d. C.) e di un presunto schiaffo che diede all’eretico Ario che negava la divinità di Cristo, e tante altre ancora. Morì nel 350 circa. Nell’XI secolo il destino di San Nicola s’incrocia con quello di Bari, città della Puglia, che in quegli anni fu conquistata dai Normanni e perse il ruolo di capitale bizantina dell’Italia. Nel 1087 una spedizione di intraprendenti marinai baresi, fecero irruzione nella chiesa di Mira e s’impossessarono dei resti mortali del Santo; li portarono a Bari e li deposero in una cripta. In seguito è stata edificata l’attuale grandiosa cattedrale. San Nicola è fra i santi più celebri della cristianità, è venerato in Oriente e Occidente; nella tradizione nordica è diventato Babbo Natale e in quell’americana e tedesca Santa Claus. Il culto verso questo Santo è più forte della stessa divisione delle chiese in cattolica e ortodossa; il pellegrinaggio russo ortodosso a Bari è diventato oggi quotidiano e la Sala del Tesoro, con i doni normanni e angioini, è testimonianza di una devozione universale.

                   SANTU  MIALIIMG_0412

La gente Irgolese ha da sempre nutrito una particolare devozione verso San Michele Arcangelo che in suo onore ha costruito addirittura due chiese: una urbana e una campestre. Quella urbana, comunemente denominata di Santu Miali risale al 1200 ed è la più antica fra tutte le chiese. E’ molto bella e particolarmente interessante anche dal punto di vista storico. E’ stata edificata sulle rovine di una tomba di giganti, di cui è stata riutilizzata come altare, una lastra absidale. Nei muri sono inseriti tanti conci di basalto e di granito e vi è un betilo usato come acquasantiera. La navata della chiesa è separata dal retro altare, semicircolare, da un arco con contorno di pietre in basalto; in una parete è affrescata una croce bizantina. Vi è una bella statua del Santo raffigurato con la bilancia, che simboleggia il compito di “pesatura delle anime” dopo la morte, che la tradizione gli attribuisce. Molto particolari i piccoli piatti ex voto, in ceramica colorata, inseriti nelle pareti interne ed esterne. Nello spazio antistante, dove ora c’è una piazzetta con spazi verdi ben sistemati, fino agli anni ’30 vi era il cimitero e, nei tempi antichi, per questa ragione la chiesa era indicata “S. Michele del Camposanto”. Il Santo si festeggiava il 29 settembre con il contributo dei giovani non sposati; adesso la tradizione è tenuta viva da un priore che cambia ogni anno e dopo la celebrazione della Santa Messa offre un rinfresco a tutti i presenti.

                                                                             CHIESA DI COSTANTINOPOLI139_3952

Chiesa di Nostra Signora di Costantinopoli La Chiesa dedicata a Nostra Signora di Costantinopoli, poco distante dal centro urbano, conferma ulteriormente le radici del culto greco – bizantino in questa comunità. La presenza dei vigneti, che fino a pochi anni fa circondavano interamente la chiesa, unitamente alla fonte di “Filiche”, e alla pianta di gelso (“sa murichessa”) esistente fino agli anni cinquanta vicino alla chiesa, fanno pensare che vi fosse un monastero. E’del XVII secolo ed è unica in Sardegna. Le caratteristiche costruttive, che nei secoli hanno subito modifiche, (è scomparsa la volta a botte di stile orientaleggiante) sono quelle tipiche delle chiese a pianta semplice che hanno un’unica navata, colonne senza particolari di rilievo e il tetto a capanna. Custodisce antiche statue lignee: quella, imponente, della Madonna di Costantinopoli, e quella, più piccola, della Madonna D’Itria. In nota (QSOL. Irgoli, § I, n.5) si legge che Pinna Juan Agustin, dal 1719 Curato di Irgoli fu tra i fondatori della Chiesa e che la dotò della tanca “Miriacros”, e di quella di “S’Abba frisca”. Notizie. A Irgoli, questa chiesa è l’unica rimasta fra quelle dedicate alla Beata Vergine. E’ scomparsa quella della Madonna di Bonaeras nel centro abitato, e sono diroccate quella della Madonna ‘e Mercari e quella della Madonna Assunta al monte. Già il titolo della chiesa (S. Maria di Costantinopoli) richiama la capitale dell’impero d’oriente ed evidenzia il particolare legame a Bisanzio e al culto greco- orientale, che in Sardegna si è protratto anche dopo che Michele Gerulario Arcivescovo di Costantinopoli nel 1054 separò l’oriente dalla chiesa di Roma provocando lo scisma che ancora oggi esiste. La Santa Sede Romana mandò i benedettini per sovrapporre il rito latino a quello greco ma il passaggio avvenne a stento e con grande difficoltà. In Puglia nella città di Benevento c’è la parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli.

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Nella Chiesa di Santa Brigida sono presenti molte caratteristiche dello stile bizantino. La Chiesa risale al 1600: ha un’abside semicircolare, con volta a botte, realizzata con mattoni a vista e un’unica navata con archi a tutto tondo. Conserva una bella statua lignea dell’Annunciazione del 1800 circa. La chiesa è anche sede di oratorio della confraternita delle anime. La confraternita costituita il 9 gennaio 1911, si trasferì in questa chiesa dopo che la chiesa di San Francesco, sede in cui fu eretta canonicamente da Mons. Luigi Canepa, fu distrutta. Notizie Biografiche Brigida o Birgitta nacque nel 1303 a Finsta in Svezia. Già a dieci anni manifestò il desiderio di prendere il velo, ma il padre per ragioni politiche le impose il matrimonio con Ulf Gudmarsson. Dal matrimonio nacquero otto figli, quattro maschi e quattro femmine, fra cui quella che poi divenne Santa Caterina di Svezia. Scelta come prima dama di corte della regina Bianca di Namur, entra in contatto con la vita sociale del suo tempo e sente grande interesse per la politica europea, ma non smette mai di pensare alla vita religiosa. Al rientro da un pellegrinaggio col marito a Santiago di Compostela in Spagna, insieme decidono di consacrarsi alla vita religiosa: Ulf si fece monaco cistercense e Brigida fondò l’ordine del Santissimo Salvatore, un ordine contemplativo maschile e femminile, la cui regola venne approvata nel 1370. Qualche anno dopo andò in pellegrinaggio in Terra Santa da cui ritornò molto rovinata nella salute. Morì a Roma il 23 luglio 1373. Santa Brigida era una grande mistica, al centro della sua spiritualità troviamo i misteri della Passione di Cristo, è nota per le “rivelazioni”che avrebbe avuto da Cristo crocifisso, tra cui le “Quindici orazioni” dette appunto di Santa Brigida. Ebbe una grande importanza anche per l’Ecumenismo e l’unita, lavorò instancabilmente per la pace in Europa in un tempo contrassegnato da divisioni religiose; è copatrona d’Europa con Edith Stein e santa Caterina da Siena.

                                                                                   SAN GIOVANNI CALIBITA140_4027

E’ l’unica chiesa in Sardegna dedicata a questo Santo bizantino del V secolo. Risale al XVIII secolo. E’ piccola a pianta semplice; lungo la navata ci sono semplici colonne che formano archi a tutto sesto, ha il tetto a capanna realizzato in legno. E’ inserita in un vicolo chiuso,poco distante dalla chiesa parrocchiale. Notizie Biografiche: La vita di questo Santo è avvolta nel mistero. Nella sua biografia si mescolano storia e leggenda. Appartenente a una famiglia nobile bizantina, sarebbe vissuto nel V secolo. Ancora molto giovane, affascinato dalle parole di un monaco, lasciò la nativa Costantinopoli , lo seguì e diventò anche lui monaco di quella comunità religiosa. Dopo alcuni anni, ritornò in incognito alla sua casa, ma nessuno lo riconobbe, perché vestito di stracci, lo scambiavano per un comune mendicante. Visse da povero in una capanna (si dice fatta costruire dai genitori non lontana dalla porta del palazzo) e si fece riconoscere solo in punto di morte mostrando il Vangelo rilegato in oro che aveva ricevuto in dono da piccolo dai suoi genitori. In seguito i genitori , sconvolti da questo fatto, pare che abbiano eretto una chiesa dove c’era la capanna(documentata nel 468 quando un incendio distrusse una parte di Costantinopoli) e trasformato il loro palazzo in un ospizio per pellegrini.

                                                                                                                         138_3899

                        SAN  ANTIOCO

La Chiesa di Sant’Antioco è del 1600. E’ situata su una piccola collina, in uno spazio raccolto e ben sistemato. E’ semplice e modesta nelle linee architettoniche; la facciata dell’altare è rivestita da mattonelle antiche di ceramica decorate a mano; conserva antiche statue di pregevole fattura di Sant’Antioco, San Bernardo e San Bonaventura. Nella sua semplicità, testimonia la grande fede verso questo Santo martire Sulcitano, che ancora oggi è venerato e festeggiato nel mese di Agosto con manifestazioni religiose e civili. Ogni anno è celebrata la novena e, il giorno della festa, la messa solenne seguita dalla processione. La processione, che attraversa le vie del paese, accompagnata anche da persone in costume tradizionale e cavalieri a cavallo, è molto partecipata e vede anche la presenza di molti turisti. Dell’organizzazione delle manifestazioni civili se ne occupa un comitato di giovani che si rinnova ogni anno. Notizie Biografiche Sulla biografia di Sant’Antioco non si hanno notizie certe. Nel passato si è fatta notevole confusione e non si sa con esattezza se era vescovo o medico; se era sardo, orientale o africano; se morì martire oppure no. Secondo la tradizione nacque attorno al 95 – 96 D.C. in Mauritania, allora annessa all’impero di Roma, retto, a quei tempi, da Adriano, implacabile persecutore dei cristiani. Dal padre fu avviato alla professione di medico ma con l’aiuto e la guida della madre, fervente cristiana che lo educò alla fede, capì che la sua strada era Cristo. In suo nome predicava, guariva i malati e richiamava nuovi proseliti. L’imperatore vide in lui un acerrimo nemico del paganesimo e un sobillatore dello stato e cercò di dissuaderlo dalla sua dottrina: prima con le minacce e poi con i supplizi. Il Santo sorretto da una fede incrollabile superò tutti i pericoli e anche quando l’imperatore lo caccia dall’Africa e lo fa’ abbandonare su una piccola barca nel mare, perché perisse, egli sopravvive. Sospinta da venti favorevoli, la barca con Antioco approdò a Sulky (attuale Sant’Antioco); lì dimorò abitando in una grotta, nutrendosi di erbe e frutti della terra e pregando incessantemente il Signore. Attorno a lui si formò il primo nucleo di cristiani, la sua fama varcò i confini dell’isola e ne ebbe notizia anche il governatore, che mandò i soldati a chiamarlo. Antioco non oppose difficoltà ma, chiese di poter prima pregare nella sua grotta. Gli fu’ concesso: si ritirò in preghiera e dopo l’orazione morì mentre la grotta s’illuminava tutta, con grande meraviglia dei soldati presenti. La tradizione fissa la morte attorno al 126 – 127 D. C. Le reliquie del santo, per 233 anni a Iglesias, dopo diverse vicissitudini sono ritornate a Sant’Antioco nella chiesa omonima.

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La Chiesa di Sant’Elena, situata in una splendida posizione paesaggistica, poco distante dal Monte Norghio, sorge adiacente ai ruderi (due archi stupendi) rimasti dell’antica chiesa. L’edificazione ha avuto inizio il 1973; i lavori si sono protratti per ventisette anni e il 28 Agosto del 2000 è stata benedetta e aperta al culto. E’ una costruzione moderna di forma semplice; ha l’abside con le pareti semicircolari impreziosite da un bell’affresco rappresentante “LaE’ una chiesa molto semplice e piccola. E’ stata edificata tra il 1600 /1700; Ha un’unica navata e archi a tutto sesto, Il tetto è in legno e il campanile a vela. E’ inserita nel centro storico del paese, nel rione San Giovanni. Notizie Biografiche: Giovanni il Battista è Profeta e martire. Di famiglia sacerdotale, figlio di Zaccaria e di Elisabetta (cugina di Maria la mamma di Gesù), rende testimonianza a Gesù e prepara il popolo di Israele a incontrarlo .La sua missione è modellata su quella del profeta Elia. Iniziò la profezia messianica lungo il fiume Giordano, annunciando l’avvento del regno di Dio e battezzando tutti quelli che a lui si presentavano. Battezzò Gesù nel Giordano e lo presentò come ” L’AGNELLO DI DIO CHE TOGLIE I PECCATI DEL MONDO”.Le tradizioni risalenti al periodo non consentono di tracciare un profilo preciso di questo Santo. Dopo il battesimo al fiume Giordano Giovanni e Gesù si separano e si parlano a distanza per mezzo dei loro discepoli. Fu decapitato per volontà di Erodiade , di cui aveva disapprovato l’unione con Erode Antipa. Il suo culto si diffuse presto e divenne universale presso i cristiani fin dal IV secolo. E’ l’unico Santo di cui, oltre che di Gesù e sua madre Maria, si fa memoria della nascita nella liturgia cristiana. La festa si celebra il 24 Giugno.
sul ponte Milvio”che ricorda la vittoria di Costantino su Massenzio, opera dell’artista locale Nicoletta Congiu, e custodisce un’antica statua lignea della Santa che tiene tra le mani la croce. Dal 2005 si è costituito un comitato permanente, aperto a chiunque voglia farne parte, che si impegna a tenere la chiesa nel giusto decoro e organizza la Festa Religiosa che si celebra il 18 Agosto. Notizie Biografiche Sant’Elena nacque in Bitinia nel III secolo da un’umile famiglia. Sposò Costanzo Cloro, un tribuno militare, ed ebbe un figlio, Costantino, che divenuto imperatore le diede il titolo di “Augusta”. Testimoniò un grande fervore religioso e approfittando della sua posizione privilegiata compì tante opere di bene. Andò a visitare i luoghi santi e ritrovò la tomba di Cristo scavata sulla roccia e la croce. In seguito a queste scoperte fece costruire la celebre Basilica della Natività e del Santo Sepolcro. Morì verso il 330 in luogo incerto. E’ venerata in tutto l’Oriente e, con culto speciale, in Germania e in Francia. E’ patrona dei fabbricanti di chiodi e aghi. A San Pietro in Vaticano una straordinaria statua di marmo di Sant’Elena è posta, con quella di San’Andrea, della Veronica e di San Longino alla base dei pilastri che sorreggono la cupola di Michelangelo che fa da corona all’altare sotto il quale c’è la tomba dell’apostolo Pietro.

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Quella di Santa Croce è una chiesetta a pianta semplice risalente al XVI secolo. Il tetto , a capanna, è sostenuto da grosse travi di legno; al centro sorge un arco a tutto sesto. Conserva antiche statue lignee,tra cui un antico Crocifisso e antiche croci e lucerne della confraternita omonima. La chiesa è nata proprio come oratorio della confraternita che fu costituita nella prima metà del seicento. Ciò è avvalorato da citazioni contenute nei “Quinque libri di Irgoli dal 1643 al 1644, Liber mortuorum” che riferiscono di un testamento del 26 maggio 1648, nel quale un certo Francesco Mossone, morto il 28 maggio dello stesso anno, lasciava alla confraternita l’elemosina di uno scudo e che la stessa prese subito sede in oratorio proprio costruito a fianco della chiesa parrocchiale di San Nicola.

                                                                               SAN GIOVANNI BATTISTA139_3987

E’ una chiesa molto semplice e piccola. E’ stata edificata tra il 1600 /1700; Ha un’unica navata e archi a tutto sesto, Il tetto è in legno e il campanile a vela. E’ inserita nel centro storico del paese, nel rione San Giovanni. Notizie Biografiche: Giovanni il Battista è Profeta e martire. Di famiglia sacerdotale, figlio di Zaccaria e di Elisabetta (cugina di Maria la mamma di Gesù), rende testimonianza a Gesù e prepara il popolo di Israele a incontrarlo .La sua missione è modellata su quella del profeta Elia. Iniziò la profezia messianica lungo il fiume Giordano, annunciando l’avvento del regno di Dio e battezzando tutti quelli che a lui si presentavano. Battezzò Gesù nel Giordano e lo presentò come ” L’AGNELLO DI DIO CHE TOGLIE I PECCATI DEL MONDO”.Le tradizioni risalenti al periodo non consentono di tracciare un profilo preciso di questo Santo. Dopo il battesimo al fiume Giordano Giovanni e Gesù si separano e si parlano a distanza per mezzo dei loro discepoli. Fu decapitato per volontà di Erodiade , di cui aveva disapprovato l’unione con Erode Antipa. Il suo culto si diffuse presto e divenne universale presso i cristiani fin dal IV secolo. E’ l’unico Santo di cui, oltre che di Gesù e sua madre Maria, si fa memoria della nascita nella liturgia cristiana. La festa si celebra il 24 Giugno.

                           SAN MICHELE139_3946

La chiesa campestre di San Michele è stata edificata nel XVI secolo. Nel corso degli anni hanno avuto luogo diversi restauri e ampliamenti, tanto che adesso sembra essere un piccolo Santuario. La chiesa internamente ha tre arcate, sorrette all’esterno da sei contrafforti: tre da una parte e tre dall’altra; nell’ultimo intervento di ristrutturazione risalente al 2006 si è arricchita di un bellissimo trittico dell’artista locale Pina Monne, raffigurante la vittoria di San Michele sul maligno. Conserva una statua lignea policroma del Santo del 1700. Due volte l’anno: a Maggio e Settembre, la comunità e, tantissime persone anche dei paesi vicini, si ritrova insieme per onorare e venerare il Santo nella fraternità e amicizia in un clima festoso e conviviale. Dopo la celebrazione della Santa Messa, c’è il momento del pranzo in cui a tutti i presenti, nei loggiati e nelle “cumissias”, è offerto loro il pranzo caratteristico della festa, preparato secondo la tradizione che si tramanda da generazioni. A maggio la festa è organizzata, a turno, da alcune famiglie che fanno parte delle antiche “tripides”; nel mese di settembre la organizzano i pastori con la collaborazione di altre persone del paese. Notizie – Di San Michele Arcangelo, il cui nome in ebraico significa “Chi come Dio?”, se ne parla nel libro del profeta Daniele ove si legge: “Sorgerà Michele il gran principe, che vigila sui figli del popolo di Dio”, e in particolare nell’Apocalisse di San Giovanni,in cui leggiamo: “E vi fu guerra in cielo: Michele con i suoi angeli ingaggiò battaglia con il dragone, e questo combatté insieme ai suoi angeli, ma non prevalsero. Il loro posto non si trovò più in cielo. Fu infatti scacciato il grande dragone, il serpente antico, quello che è chiamato diavolo e satana; colui che inganna tutta la terra fu precipitato e con lui furono precipitati i suoi angeli”. Michele è l’alfiere del bene che si eleva a difendere i giusti e sfida il potere del male.E’ considerato come il più potente difensore del popolo di Dio e i credenti si affidano alla sua protezione qui sulla terra e in particolar modo nel momento del giudizio. L’Arcangelo, com’è evidenziato nella liturgia romana, è riconosciuto anche come guida delle anime in cielo e la tradizione gli attribuisce pure il compito della pesatura delle anime dopo la morte, perciò in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, porta in mano, la bilancia. A San Michele furono dedicate diverse chiese, cappelle e oratori in tutta l’Europa, spesso è rappresentato sulle guglie dei campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese contro satana. Nella comunità di Irgoli in suo onore di chiese ne sono state costruite due: una urbana e una campestre, anticamente denominata “San Michele del Salto”. E’ stato assunto come protettore di stati, patrono di forze di polizia e difensore contro il flagello della peste. E’ stato assunto come protettore di stati, patrono di forze di polizia e difensore contro il flagello della peste.