Convivenza Spirituale

Pubblicato giorno 19 gennaio 2018 - Convivenze spirituali, Progetto

La convivenza spirituale ha avuto dei passaggi rispetto ad anni fa.Vi proponiamo il progetto iniziale.

Il progetto educativo della Convivenza spirituale

Finalità e contenuti

La convivenza mira a far luce sul proprio cammino di fede in una prospettiva vocazionale partendo dalla domanda “Chi sei tu Gesù?” per giungere alla invocazione “Signore cosa vuoi che io faccia?”. Si offre ai giovani un periodo “forte” di crescita nella fede garantito dalla preghiera e dalla fraternità, accompagnati dalla Parola sotto la guida di un sacerdote al fine di verificare e riflettere con più profondità sul personale rapporto con Gesù.

Struttura della convivenza

La convivenza è proposta ai giovani dai 21 anni in su.Li chiameremo giovani adulti. Si presuppone un cammino di ricerca di fede. La convivenza dura 21 giorni. Si richiede, ovviamente, la residenzialità e la partecipazione ai momenti comuni. Il periodo è di tre settimane, ed ogni settimana comincia con la verifica della domenica sera alle 21.00 e termina con le pulizie della casa il sabato mattina intorno alle 11.00. I due momenti più importanti sono quelli della mattina alle 6.50, in cui viene consegnato il Vangelo del giorno e quello della sera alle 22.30, in cui si condivide la giornata alla luce della Parola di Dio. Questi due appuntamenti sono “strettamente consigliati”, mentre altri momenti della giornata sono “semplicemente consigliati”. E’ ovvio che le eventuali e possibili assenze a pranzo, a cena o ad alcuni momenti di preghiera, di gioco o semplicemente di confronto vanno comunicati al prete della convivenza o ai ragazzi della continuità. All’interno della convivenza si distribuiscono le varie responsabilità (pulizie, cucina…)in base anche agli impegni personali o di lavoro. A ciascuno viene affidata la preghiera del proprio fratello attraverso il gioco dell’angelo custode. Alla domenica sera viene inoltre scelto il sacrista, il fotografo e colui che farà la testimonianza durante la messa conclusiva. La convivenza è stabilita in un numero non superiore a 12 ragazzi più il prete. Oltre questi 12 ci sono in casa quattro ragazzi della continuità.

 

La continuità

“La continuità” sono ragazzi che risiedono stabilmente al Punto Giovane e in qualche modo custodiscono la struttura e le attività che ivi si svolgono. Vengono scelti dal prete responsabile per un servizio annuale. I ragazzi della continuità sono i referenti per ogni convivenza; in assenza del sacerdote introducono i momenti di incontro, di preghiera e di verifica. Il sacerdote E’ previsto che ogni convivenza abbia un suo sacerdote che presiede alla preghiera e alla liturgia. In modo particolare a lui è affidata l’introduzione della Lectio Divina, pertanto ogni mattina darà le piste (2 o 3 al massimo) per indirizzare la meditatio dei ragazzi. Le piste presentate dal sacerdote devono guardare il contesto storico critico del Vangelo e non scendere nelle riflessioni semplicemente soggettive. E’ opportuno dare appuntamenti precisi per la confessione, lasciando comunque la libertà a ciascuno.

 

Modalità di partecipazione

Le motivazioni richieste ai ragazzi per partecipare alla convivenza sono: – il desiderio di conoscere più approfonditamente la figura di Gesù, – la volontà di impegnarsi ai momenti di preghiera e di servizio quotidiani, – l’apertura del cuore verso un cammino vocazionale La convivenza va pattuita con il prete responsabile. Per dare spazio al maggior numero di ragazzi non si accolgono le iscrizioni di chi ha già partecipato a due convivenze spirituali.

 

L’itinerario spirituale della Convivenza

“Occorre saper creare veri  laboratori della fede, in cui i giovani crescano, si irrobustiscano nella vita spirituale e diventino capaci di testimoniare la Buona Notizia del Signore nella scuola, nel lavoro, nel tempo libero” (dal documento CEI “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia” )

 

Il Laboratorio di fede

La convivenza al Punto Giovane è pensata come un vero e proprio laboratorio di fede. Come in un laboratorio si fanno esperimenti. C’è un professore, un tecnico di laboratorio, ci sono degli studenti e c’è un progetto. Il professore è Gesù, il Maestro, il solo Maestro. Il tecnico di laboratorio è il sacerdote che segue la Convivenza. Gli studenti sono i ragazzi che vivono il periodo di convivenza. Il progetto di Gesù è la volontà del Padre: la Gloria di Dio. Ma in realtà la “Gloria di Dio è l’uomo vivente”, siamo noi, sono i ragazzi stessi della convivenza. Ciascuno lavora, in questo laboratorio di fede, su se stesso e sulla propria vocazione sapendo che solo nel Mistero di Gesù incarnato ritroviamo il Mistero dell’uomo. Gli strumenti del Laboratorio di fede Gli strumenti sono necessari per un laboratorio. Nel laboratorio della convivenza abbiamo alcuni strumenti specifici: la Lectio Divina, l’Eucarestia, la Confessione, la Celebrazione delle ore, la Regola spirituale, la Revisione settimanale, il Servizio quotidiano.

 

Lectio Divina

Alimento quotidiano della Convivenza è la Parola Dio. Questa è letta ripetutamente, meditata profondamente, custodita nel cuore durante il giorno e comunicata ai fratelli alla sera. Tutta la giornata è scandita dalla Parola che viene donata quotidianamente dalla Liturgia della Chiesa. In particolare è il Vangelo che viene scelto perché sia seminato nel cuore dei ragazzi. Alla mattina, alle 6.50 viene celebrata la prima parte della Lectio Divina. Dopo la preghiera dell’invitatorio, che apre le nostre labbra alla lode, viene cantato l’Alleluja e proclamato il Vangelo del giorno. Il sacerdote, o chi per lui, introduce la lectio con due o tre piste di lettura esegetica del testo. Di seguito viene invocato lo Spirito Santo affinché ciascuno possa incontrare nelle parole della Bibbia la Parola che è Gesù stesso. La preghiera prosegue con la lettura lenta e ripetuta del Vangelo fino ad imparare personalmente alcune frasi a memoria. “La Parola di Dio occorre affidarla alla nostra memoria profonda, cullarla nel cuore con pazienza, finchè non venga il tempo della maturità” (dalla regola spirituale del Punto Giovane). Viene scelta una frase del vangelo che ciascuno proclamerà ad alta voce, impegnandosi a elaborarla durante la giornata. La preghiera termina alle 7.25 con un canto sull’ascolto della Parola. Durante la giornata il Vangelo viene fatto scendere nel cuore e diventa chiave di lettura della vita stessa. La frase imparata a memoria servirà a tener viva la presenza della Parola nella sua globalità e in qualche circostanza servirà a fare un discernimento concreto sulle scelte da operarsi in giornata. Alle 19.00 ci si ritrova per meditare (meditatio) la parola e scrutarla  (scrutatio) anche attraverso le note critiche inserite nella Bibbia stessa o eventuali commentari. Alle 19.30 l’intera comunità celebra i vespri solenni. A turno, all’interno dei vespri, ciascuno dei conviventi commenta il Vangelo del giorno. Alle 22.30 di nuovo sulla Parola di Dio per la comunicatio. All’interno della preghiera di Compieta i ragazzi comunicano cosa la Parola ha realizzato nella giornata personale e come ha parlato al suo cuore.

 

Eucaristia e Riconciliazione

Culmine della Convivenza è l’Eucarestia adorata e celebrata il Giovedì sera e contemplata lungo tutto l’arco dell’ultima notte. Ogni giovedì alle 19.00 c’è l’Adorazione Eucaristica, con una forte invocazione dello Spirito Santo all’inizio, una parte centrale prolungata di silenzio meditativo ritmato da moduli di Taizè, e un ringraziamento finale spontaneo. Alle 21.15 la Celebrazione Eucaristica. La Messa è celebrata settimanalmente con tutti i giovani di Riccione, con uno stile bello e gioioso. I primi giorni della settimana attendono la messa del giovedì, così come il venerdì e il sabato attende la grande Eucaristia del Giorno del Signore che viene vissuto opportunamente nelle proprie comunità parrocchiali di riferimento. Invece l’adorazione notturna dell’ultimo giovedì della convivenza è un vero crescendo spirituale che mette in contatto i giovani con la preghiera più bella e sofferta: quella della notte. Questa preghiera è anche indirizzata verso tutti i giovani che vivono la notte nello sballo e spesso nel peccato.

 

Liturgia delle ore

La prima preghiera è data proprio dall’invitatorio preso dall’ufficio delle Letture del giorno. Al pomeriggio (19.30) si celebrano i vespri solenni cantati, preceduti dal Lucernario. Durante il vespri viene letto il Vangelo del giorno e commentato a turno dai conviventi. Alla sera (22.30) la compieta arricchita dalla comunicatio della Parola. Al posto della lettura breve viene letto il Vangelo del giorno dopo per prepararsi così al nuovo cammino quotidiano. Non è preghiera liturgica, ma può essere recitato giornalmente l’Angelus prima dei pasti.

 

La Regola Spirituale

La regola è pensata come termine di confronto per un cammino di fede comunitario tra giovani. In essa sono inseriti elementi spirituali che i ragazzi stessi hanno richiesto con una certa insistenza: l’accoglienza, l’ospitalità, la valorizzazione di ciascun ragazzo, il superamento della solitudine, la preghiera, la condivisione e il confronto e la correzione fraterna. Il tutto è stato strutturato attraverso un criterio ordinante dato dal salmo 44. Il salmo 44 racconta di uno sposalizio. Lo sposo è Gesù, mentre la sposa è ciascuno di noi. I versetti del salmo presi in esame si riferiscono proprio a noi, cioè alla sposa di Gesù.

“Ascolta, Figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è innamorato della tua bellezza”

Ascolta: l’ascolto è sempre all’inizio di un cammino spirituale. Un cuore che non ascolta la voce di Dio non può camminare nello Spirito Santo. L’ascolto è quindi accoglienza, al modo di Maria, che ascoltando le parole dell’angelo accoglie il Figlio di Dio nel suo grembo.

Figlia: chiamati da Dio sappiamo ora chi siamo: i Suoi figli. Riconoscendoci figli ci sentiamo legati ad un Padre e a dei fratelli. Non siamo soli, ma camminiamo insieme. Cammin facendo scopriamo la nostra vocazione.

Guarda: camminiamo nella luce. Il guardare ci introduce alla contemplazione. Contemplare significa vedere Dio in ogni cosa e quindi rispettare l’altro come altro. Chi contempla non possiede per se, ma di ogni cosa rende grazie a Dio.

Porgi l’orecchio: il porgere l’orecchio ci fa entrare in dialogo con Dio e con gli altri. E’ il grande dono della comunicazione che ci fa conoscere, amare e rendere gloria a Dio.   Dimentica e il tuo popolo e la casa di tuo padre: il cammino spirituale non può crescere senza ascesi. Ascesi è distacco per una maggiore libertà. Chi vuole rimanere nella luce deve tenersi lontano dalle tenebre del peccato. Ma per far questo è necessaria una lotta col maligno.

Il Re è innamorato della tua bellezza: Dio ci ama così come siamo: santi e peccatori. E’ innamorato di noi e la nostra vita è sempre nelle sue mani. La Regola spirituale è metro di confronto per la revisione domenicale all’interno della convivenza alla domenica sera ed è luce per le tappe di cui andiamo a trattare

 

Le tappe del cammino

Il progetto si distende nelle 3 settimane di convivenze attraverso tre tappe: 1^ tappa: illuminativa 2^ tappa: purificativa  3^ tappa: unitiva  1^ tappa: illuminativa

 

1^ tappa: illuminativa

Nella prima domenica si comincia il progetto leggendo la Regola Spirituale ai capitoli “ascolta”    “figlia”. E’ la settimana delle scoperte, della novità, ma anche delle titubanze, degli scoraggiamenti. C’è la  grossa tentazione prima di entrare in casa di non venire. Dai primi giorni, assieme alla condivisione della Parola, nasce una condivisione fraterna spontanea e libera. Si entra nel progetto della sperimentazione. Il Papa ci aiuta a comprendere meglio questa prima tappa: “Voi chi dite che io sia? Gesù pone questa domanda ai suoi discepoli, nei pressi di Cesarea di Filippo. Perché vuol sapere che cosa pensano di Lui i suoi discepoli? Gesù vuole che i discepoli si rendano conto di ciò che è nascosto nelle loro menti e nei loro cuori e che esprimano la loro convinzione. Allo stesso tempo, tuttavia, egli sa che il giudizio che manifesteranno non sarà soltanto loro, perché vi si rivelerà ciò che Dio ha versato nei loro cuori con la grazia della fede. Questo evento nei pressi di Cesarea di Filippo ci introduce in un certo senso nel “laboratorio della fede”. Vi si svela il mistero dell’inizio e della maturazione della fede. Prima c’è la grazia della rivelazione: un intimo, un inesprimibile concedersi di Dio all’uomo. Segue poi la chiamata a dare una risposta. Infine, c’è la risposta dell’uomo, una risposta che d’ora in poi dovrà dare senso e forma a tutta la sua vita” (veglia giubilare con i giovani a Roma) La settimana si conclude con la professione di fede. Ciascun ragazzo della convivenza scriverà alcune righe da presentare nella Lectio del sabato mattino ultimo giorno della tappa illuminativa. La professione di fede cercherà di rispondere fondamentalmente alla domanda che Gesù ci pone: Voi chi dite che io sia? Da questa si elaborano le domande da sviscerare nella professione di fede: cosa e chi mi ha portato a questa convivenza? Perché ho deciso di venire? Quale relazione si è instaurata con Gesù in questi primi giorni? Quale la Parola che ho fatto mia? Perché decido di continuare? Cosa mi propongo per le prossime settimane? Su cosa penso di lavorare nella prossima tappa purificativa? La professione di fede viene letta e consegnata al sacerdote. Di seguito la si affida a Maria con una preghiera alla Vergine.

 

2^ tappa: purificativa

E’ la tappa di passaggio, durante le quali viene letta la regola spirituale rispettivamente ai capitoli “guarda”, “porgi l’orecchio” e “dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre”. E’ la tappa purificativa, ascetica. Si cerca di rispondere ai doni di Dio attraverso il distacco dai bisogni materiali e la libertà dalle relazioni. Si lavora sulla purificazione dei sensi, in particolare la vista (“guarda”) e l’udito (“porgi l’orecchio”), rinunciando alla tv e alla radio. Inoltre si prende consapevolezza delle difficoltà relazionali, della mancanza di libertà o delle logiche selettive nei confronti degli altri conviventi. In quaresima, durante questa settimana, si fa digiuno il venerdì ad acqua e pane; in tutti i venerdì dell’anno, comunque, il pranzo è sobrio e silenzioso e accompagnato dalla lettura della vita di un santo. E’ il tempo del silenzio e dell’assenza. Come dice il Papa: “Il colloquio presso Cesarea di Filippo ebbe luogo nel periodo prepasquale, cioè prima della passione e della resurrezione di Cristo. Bisognerebbe richiamare ancora un altro evento, durante il quale Cristo, ormai risorto, verificò la maturità della fede dei suoi Apostoli. Si tratta dell’incontro con Tommaso apostolo. Era l’unico assente quando, dopo la resurrezione, Cristo venne per la prima volta nel Cenacolo. Quando gli altri discepoli gli dissero di aver visto il Signore, egli non volle credere. Diceva: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò” (Gv 20, 25). Dopo otto giorni i discepoli si trovarono nuovamente radunati e Tommaso era con loro. Venne Gesù attraverso la porta chiusa, salutò gli Apostoli con le parole: “Pace a voi!” (Gv 20, 26) e subito dopo si rivolse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!” (Gv 20, 27). E allora Tommaso rispose: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 28). Anche il Cenacolo di Gerusalemme fu per gli Apostoli una sorta di “laboratorio della fede”. Tuttavia quanto lì avvenne con Tommaso va, in un certo senso, oltre quello che successe nei pressi di Cesarea di Filippo. Nel Cenacolo ci troviamo di fronte ad una dialettica della fede e dell’incredulità più radicale e, allo stesso tempo, di fronte ad una ancor più profonda confessione della verità su Cristo. Non era davvero facile credere che fosse nuovamente vivo Colui che avevano deposto nel sepolcro tre giorni prima” (veglia giubilare con i giovani a Roma) La tappa si conclude il sabato, con una richiesta scritta di perdono maturata nel corso di queste settimane e letta durante la Lectio Divina. La richiesta di perdono potrebbe sviscerare le seguenti domande: sono stato fedele all’impegno preso nella professione di fede? Quanto ho purificato i miei occhi e le mie orecchie? È stato il mio dire si, si; no, no? Quanto sono legato alle persone a me più vicine? Quanto non sono ancora riuscito a legare con quelle più lontane? Come è andata la mia preghiera? E la Parola? E il servizio? Se possibile, dopo la confessione dei peccati, verrà data a ciascuno una benedizione da parte del sacerdote.

 

3^ tappa: unitiva

La terza domenica si legge il capitoletto della regola spirituale: “il re è innamorato della tua bellezza”. E’ la tappa unitiva. Unitiva nei confronti di Dio e nei confronti del prossimo. Caratterizza questa settimana la veglia notturna di adorazione eucaristica. E’ l’incontro con Cristo vivo e risorto. “Quando l’ incredulità di Tommaso si incontrò con l’esperienza diretta della presenza di Cristo, l’Apostolo dubbioso pronunciò quelle parole in cui si esprime il nucleo più intimo della fede: Se è così, se Tu davvero sei vivo pur essendo stato ucciso, vuol dire che sei “il mio Signore e il mio Dio”. Con la vicenda di Tommaso, il “laboratorio della fede” si è arricchito di un nuovo elemento. La Rivelazione divina, la domanda di Cristo e la risposta dell’uomo si sono completate nell’incontro personale del discepolo col Cristo vivente, con il Risorto. Quell’ incontro divenne l’inizio di una nuova relazione tra l’uomo e Cristo, una relazione in cui l’uomo riconosce esistenzialmente che Cristo è Signore e Dio; non soltanto Signore e Dio del mondo e dell’umanità, ma Signore e Dio di questa mia concreta esistenza umana. Un giorno san Paolo scriverà: “Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rm 10, 8-9).Da quel “laboratorio della fede”gli Apostoli uscirono come uomini pienamente consapevoli della verità che Dio aveva rivelato in Gesù Cristo, verità che avrebbe modellato la loro vita personale e quella della Chiesa nel corso della storia. (veglia giubilare con i giovani a Roma) L’ultimo giorno, di sabato mattina, al posto della Lectio si pregherà gli uni per gli altri e ci si proietterà verso la vita quotidiana, che alla luce di questo laboratorio di fede acquisterà un valore nuovo come luogo necessario di testimonianza e di evangelizzazione. La Convivenza dovrà portare nel proprio cuore scelte di vita sempre più radicali in merito alla propria vocazione e al servizio missionario là dove il Signore ci chiede di operare.