Caro Dondo, non sai quanto dispiacere ho nel cuore non sapendoti più tra noi e ringrazio don Renato che mi ha avvisata e sono riuscita a venire tuo funerale. So nel mio cuore che tu non ti fermerai mai e continuerai ad aiutare gli altri anche dal cielo, prima lo facevi a contatto con la gente, ora dall’alto.
Tu non eri un prete qualunque ma eri il Dondo, quello che stava a contatto con gli altri e non facevi distinzioni. Per te erano tutti uguali. Ti piaceva stare con tutti in particolare coi giovani, facevi scherzi, prendevi in giro bonariamente, ma avevi sempre una buona parola per ciascuno di noi. In certi momenti andavi contro corrente nel giusto, e quando giocava la Juve non potevi ne dire messa ne confessare, lasciavi il posto ad altri preti, perché la Juve era nel tuo cuore. La cosa bella che avevi, era il sorriso che dava gioia che dove era buio portava il sole e dove c’era il sole lo rendevi splendente: non smettevi mai di ridere.
Quando sei dovuto andare in casa di riposo per sacerdoti anziani, ci venivi a trovare, la chiesa e oratorio erano pieni, e mi ricorderò purtroppo di non esserci stata una volta per una laurea di un’amica, tu venivi da Brescia a Milano e io da Milano a Brescia nello stesso giorno, mi è dispiaciuto parecchio. Sono venuta a trovarti con Paola a Brescia e invece a Milano con la mia famiglia quando eri ricoverato in ospedale, e ci siamo spaventati di non trovarti in camera il giorno dopo l’operazione, perché dovevi stare a letto, ma Iddio ti ha doto la forza, e andavi a consolare altre anime, infatti il compagno di stanza ci ha detto non vi date pena, sicuramente è a parlare con altra gente, è normale ma state tranquilli ritorna. Difatti dopo poco ti abbiamo visto, non sembrava che avessi fatto un’operazione e sicuramente avrai avuto tantissimi amici e tante anima da pregare, consolare e da confessare e da prendere nuovi figli per guidarli e ne sono certa convertivi anche le anime, non ti fermavi mai. Tu sdrammatizzavi tutto, e sembrava che non avessi problemi, forse in cuor tuo soffrivi, ma per te la priorità era far star bene le persone che il Signore ti avevano messo accanto, nella tua strada, tanto che non guardavi la tua sofferenza o meglio non la davi a vedere.
Con Paola ti siamo venute a trovare a Brescia ed eri contento, e se fosse stato per noi non ce ne saremmo andate ma saremmo rimaste a parlare con te, o ti avremmo riportato in Mater, perché eri la colonna portate di Mater Amabilis: ti volevamo e ti vogliamo tutti molto bene.
Mi ricordo tanti episodi, uno di questi era quando sono venuta in confessionale per chiederti se per i miei 18 anni saresti venuto, io ero sicura che mi avresti risposto di no, e con grande gioia e meraviglia, avevi accettato. Quando ho informato i miei, la cosa sembrava strana, in quel giorno in cui avevo invitato amici, parenti e famiglia, ma era troppa la mia felicità tanto che poi erano contenti. Quando il giorno è arrivato, e anche tu eri tra noi con la tua semplicità e con la gioia nel cuore che emanavi e donavi a casa mia, non volevo che finisse mai, perché era come invitare in un giorno così importate Gesù, in che quel giorno rappresentavi tu. Mi ricordo che quando parlavi con me non mi chiamavi con il mio nome intero, ma con quello con cui si chiama un amico o un’ amica, il nome abbreviato “Cate” e quanto ridere insieme. Quando ti vedevo ti salutavo e viceversa ma sempre insieme a ridere e a scherzare, e ti assicuro che quei momenti non li cancellerò mai, ti piaceva anche bere il vinello che ti regalavano. Dondo ringrazierò sempre il Signore di aver messo sul mio cammino un sacerdote come te, perché per me non sei il don Domenico, ma sei il mio Dondo di Mater Amabilis. Grazie per i consigli la pazienza, il sorriso la gioia che avevi per me e per tutti quelli che ti hanno conosciuto. Addio Dondo rimarrai sempre nei cuori che ti hanno conosciuto. Grazie di tutto.
Caterina Deodato