E sorse l’alba di un nuovo mattino

Pubblicato giorno 5 aprile 2019 - Informatore Parrocchiale

La Pasqua è ormai prossima e, con la celebrazione dei riti della Settimana Santa, ci disponiamo a ripercorrere i passi del cammino d’amore lungo il quale è proceduto Gesù, fino a dare la sua vita per noi. Del resto, tutta la storia di Gesù si riassume e si compie nell’amore.

“Ci amò fino alla fine”, dice San Giovanni, e come il seme si è lasciato cadere tra i solchi della nostra umanità provata, germoglio rigoglioso di una nuova stagione di vita, non più avvelenata dall’inganno del peccato né intristita dal peso soverchiante del male.

Un amore ostinato quello di Gesù, a inseguirci sulle strade della nostra indifferenza e persino nei colpevoli abbandoni, finché non ci arrendiamo a lui, come approdando in un porto di pace, ove finalmente riposare appagati nell’intimità del confortante suo abbraccio misericordioso.

Celebrando la Pasqua torniamo a ripeterci il sorprendente annuncio che risulta decisivo per la nostra sorte e per il destino dell’intera umanità: “Cristo Signore è Risorto!”

Non si tratta di un bisogno mai rimosso di consolazione, dovuto alle ricorrenti contraddizioni del vivere o allo smarrimento che ci pervade l’animo pensando all’incombere minaccioso della morte. È la sola verità che può dare ragione al nostro esserci. Senza la resurrezione di Gesù, e con lui la nostra, tutto sarebbe vano. La nostra esistenza si ridurrebbe ad un sentiero interrotto che si perde nel buio di una notte, in cui ciascuno svanisce senza lasciare alcuna traccia di sè.

Quanto invece sono toccanti nella loro disarmante serenità le parole dell’Angelo alle donne il mattino di Pasqua: “Chi cercate? Non è qui; è risorto e ormai vi precede lungo i sentieri di una vita per sempre sottratta alla morte”.

Erano andate al sepolcro con il cuore colmo di amarezza e rimpianto, nella nostalgia di un amore, il più bello, che ritenevano perduto; trasaliscono con incontenibile gioia nel contemplare attonite la stupefacente bellezza di un Amore per sempre ritrovato. Così, con loro, nella sua condiscendente benevolenza, il Signore rende pure noi partecipi del mistero di grazia più sconvolgente che ci può capitare e ci apre allo stupore di vederci destati non in un altro giorno ma nell’alba di una luce senza tramonto.

La resurrezione di Gesù ci sottrae dal rischio di perdizione e davanti a noi schiude l’orizzonte di spazi senza fine, ove godere l’incanto dell’immensità dei cieli e assaporarne estasiati la trasfigurante bellezza.

Si rinnova in “passaggio di Dio tra noi: non vi è più situazione tanto oscura o stanchezza così mortale da indurci a disperare, nessuna tomba è inviolabile, i nostri piedi sono ricollocati sui sentieri della vita così che il cuore, libero e lieto, torna a cantare.

Certo, nello svolgersi del tempo, sussistono ancora dolore e solitudine, inimicizie e odio, tradimenti ed oppressione… e la croce continua ad accompagnarci con il suo gravoso carico di sofferenza e di pena. Tutti questi massi però, come la pietra dal sepolcro di Gesù, vengono rotolati via e possiamo tornare ogni giorno anche alla fatica del vivere con dentro il cuore una luminosa speranza. Nulla potrà più separarci dall’amore del Signore e con lui la stessa morte, pur conservando la sua permanente drammaticità, diviene un passaggio per il “ritorno a casa”.

Nella luce della resurrezione comprendiamo che, a dispetto di quanto vorrebbe convincerci la cronaca, né la moltiplicazione del male né l’arroganza di sistemi iniqui ed oppressivi hanno futuro; si fa chiaro invece che l’unica via secondo cui condurre la nostra esistenza è “camminare con Gesù nell’amore”.

Così cresce, pure nell’oggi, una vita nuova. Allora gli affetti e la famiglia, lo studio ed il lavoro, l’incontro con gli altri, il fare comunità e l’impegno sociale diventano esperienze di salvezza in grado di cambiare la convivenza umana.

Nell’ approssimarsi della sua Pasqua Gesù paragonava se stesso ad un chicco di frumento, fecondo e gravido di pienezza di vita. Con questa immagine plasticamente efficace ci svela che egli è venuto per rendersi “pane per la vita del mondo”. Nell’ultima cena poi ha voluto spiegare il senso della sua vita con il gesto dello “spezzare il pane”. Ha spezzato il pane e l’ha distribuito fra i suoi per significare il “dono di sé per tutti noi”.

Spezzare il pane e condividerlo. E’ la forma di vita che siamo chiamati a rivestire, assecondando fiduciosi le ragioni dell’amore che il Signore ha riversato in noi, perché continui a fiorire una nuova umanità, capace di fraternità e di pace.

Raccoglici dietro a Te, Signore, e continua con noi la tua avvincente avventura. Anche oggi non c’è stata pace in questo mondo e tanti sono stanchi e non hanno più voglia di cantare. Le nostre città, sotto la coltre di una grigia indifferenza, sovente appaiono come un deserto senz’anima e gente animosa, con l’animo avvelenato, sulla pubblica piazza non tiene più conto di ciò che è giusto e della verità.

Scuotici da torpore e fa’ che non abbiamo più a sottrarci dal contagio del tuo amore. Rompi le catene del nostro egoismo e libera il nostro cuore, così che non discriminiamo tra vicini o lontani, uguali o diversi, affini o rivali.

Il tuo amore ci accomuni e protenda le nostre mani a stringere legami nella solidarietà, apra il nostro cuore all’accoglienza e ci rimandi tra le strade del mondo a riaprire i sentieri che abbiamo ostruito ed abbattere ogni muro di separazione che abbiamo edificato. Ci disponga a camminare insieme sulla terra, con ogni uomo nostro fratello, fino a diventare “una sola cosa in Te”, segno di speranza per il domani del mondo.

 

don Ambrogio Giudici