Consiglio Pastorale

Pubblicato giorno 14 novembre 2019 - Informatore Parrocchiale, Vita della comunità

In prossimità del rinnovo del Consiglio Pastorale in carica nelle nostre parrocchie, ci siamo riuniti la sera del 7 ottobre sc. a Sant’Anna, in Sala don Ernesto, per fare innanzitutto un bilancio del cammino fatto sino ad oggi, auspicando che una linfa nuova sia valido strumento per le scelte pastorali.

Tutti hanno sostenuto che i passi fatti sono stati tanti e che i frutti si vedono in quanto “trasparenti” ed “evidenti” nella gioia e nella vivacità di chi frequenta e partecipa.

Certo, si sono anche sottolineate le fatiche e le difficoltà iniziali per capire come lavorare insieme, abituati ad essere in precedenza due entità diverse, non sia facile. Il lavoro di crescita comune ha ancora bisogno di tempo per evidenziare una maggiore maturità, ma questo scopo sarà certamente raggiunto se i membri agiranno in piena corresponsabilità, entrando nel contesto, maturando sensibilità e “prendendosi a cuore” il come vive la parrocchia.

I sacerdoti hanno sentito come cosa importante la vicinanza della gente per poter valutare le prospettive del momento e future, per migliorare il rapporto con ciascuno e trovare il giusto modo di comunicare.

Cosa lasciare quindi come eredità da cui partire al prossimo Consiglio?

Innanzitutto, il compito di avere un tema comune su cui lavorare e di interpellare poi, la comunità per operare scelte mirate e adatte ai tempi.

Il campo dell’educazione è sempre il più sentito e urgente, a partire dai piccoli fino alla terza età, inglobando anche gli extracomunitari e avendo una particolare cura della vita oratoriale.

Quindi, attenzione alla diffusione della fede nei giovani (che poi saranno la polpa e il succo della società) ed educazione all’uso dei media, dei cellulari e dei sistemi di rete, nel tentativo di sradicare la malsana abitudine ormai diffusissima, secondo la quale oggi si vive isolati e dipendenti da questi mezzi dannosi per la mente e la salute fisica.

In conclusione, si chiede una partecipazione vissuta come testimonianza di concordia, fratellanza, e di un “sentirsi chiesa” in un continuo scambio di comunicazioni fra sacerdoti e laici.

Carla Tondelli