Il weekend del 23 e 24 aprile, Roma era piena di ragazzi: giovani tra gli 11 e i 19 anni, provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo, affluiti nella Città Eterna per rispondere all’invito del Papa, che aveva scelto, nel contesto del Giubileo della Misericordia, di dedicare quei due giorni proprio a loro.
Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo su questa esperienza, la prima tentazione è stata quella di fare…come si dice…una sorta di telecronaca: raccontare che cosa abbiamo fatto, come ci siamo trovati, cosa abbiamo scoperto e imparato, su cosa abbiamo faticato…Fatti e riflessioni, insomma, come è previsto in ogni diario di viaggio degno di questo nome. Già. Forse è per questo che i diari di viaggio non mi sono mai piaciuti. Raccontare un’esperienza è bello ed è utile, ma farne la cronaca, mediamente, annoia chi ascolta e innervosisce chi parla, che si scontra inevitabilmente con l’impossibilità di rendere fino in fondo, a parole, la bellezza di ciò che ha vissuto. Oh, non nego che esistono persone capaci di dipingere i propri viaggi con frasi dense di poesia e di significato…beati loro, e beato chi li ascolta! Io mi limiterò ad alcuni scatti, cercando di rendere il mio racconto non come un film, ma piuttosto come un album di fotografie.
Foto numero uno: il viaggio in treno. Ecco il primo momento in cui ci siamo scontrati con l’idea che a Roma non saremmo stati soli. Non che non lo sapessimo, intendiamoci: avevamo bene in mente che il Papa aveva invitato i ragazzi di tutto il mondo e che dunque i pellegrini sarebbero stati tanti. L’avevamo in mente, appunto, ma è stato ben diverso immaginare la folla in astratto e trovarcisi seduti in mezzo, scoprendo che la maggior parte dei vagoni era piena non di semplici turisti oppure di pendolari, ma di ragazzi e ragazze che si dirigevano alla nostra stessa meta. Personalmente, non amo troppo i grandi eventi: li associo a folla, caldo, fatica, confusione. Se è vero, però, che è bello sentirsi parte di un gruppo, a maggior ragione è vero che, a volte, è bello sentire che anche il tuo gruppo è parte di un gruppo e che quel gruppo è a sua volta parte di qualcosa di più grande ancora. È bello sentire che non siamo tanti piccoli punti che viaggiano ognuno per conto proprio, ma che siamo tanti piccoli punti pellegrini sulla stessa strada.
Foto numero due: il passaggio per la Porta Santa. O, per meglio dire, il pellegrinaggio da Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro, conclusosi con il passaggio per la Porta Santa. Sono stata a Roma diverse volte, ormai, ma giuro che non mi era mai capitato di impiegare due ore e mezza per percorrere i settecento metri di via della Conciliazione (per le considerazioni sulla fatica e la bellezza di raccogliere un invito rivolto a tanta gente, vedi il paragrafo precedente). Eppure, anche questo è stato fonte di una scoperta: prima di partire, nel prepararci al viaggio, avevamo osservato un meraviglioso quadro di Caravaggio, La Madonna dei Pellegrini. Raffigura una coppia inginocchiata di fronte ad una porta, da cui si affaccia Maria con il Bambino in braccio. Caravaggio rappresenta con maestria la fatica dei due pellegrini, i loro piedi sporchi, stanchi, magari feriti, i loro abiti comodi e leggeri perché quando si viaggia a piedi non si può portare un carico troppo pensante…avevamo riflettuto su tutto questo, avevamo colto immediatamente questi particolari, ma ecco che, improvvisamente, ci siamo trovati anche a viverli. Camminare o stare fermi sotto il sole, al caldo, avendo però ben fissa davanti agli occhi la nostra meta: è stato veramente un piccolo pellegrinaggio e come in ogni pellegrinaggio abbiamo scoperto che si sopporta meglio la fatica se la si affronta insieme. Chiacchiere, scherzi, indovinelli (alcuni oggettivamente terribili) hanno fatto sì che il tempo passasse, se non più rapidamente, almeno in modo più piacevole.
Foto numero tre: domenica mattina, arrivo in piazza San Pietro per la Messa. Guardiamoci in faccia: chi, sentendosi dire, dopo essere stato in giro tutto il giorno, dopo aver visto tante cose belle, ma anche dopo aver faticato non poco, che la mattina seguente avrebbe dovuto alzarsi alle sei, avrebbe fatto i salti di gioia? Non oso porla come regola generale, ma…noi, certamente, non ne abbiamo fatti! Sveglia alle sei, colazione rapidissima, in piedi di fronte alla porta per non perdere tempo, discesa, a piedi, dal colle del Gianicolo fino a Piazza San Pietro. A piedi, sia chiaro, non per uno slancio di mattutino autolesionismo, ma perché ad aspettare l’autobus avremmo impiegato, per essere ottimisti, il triplo del tempo. Non sembra la descrizione di una mattinata particolarmente piacevole. Eppure le nostre fatiche sono state prontamente ripagate: siamo arrivati in piazza soltanto pochi istanti prima che togliessero le transenne e abbiamo trovato posto proprio in prima fila! Ancora una volta valgono le considerazioni fatte al punto precedente: non so come sarebbero passate le due ore abbondanti di attesa (seduti, questa volta), se non fossimo stati tutti insieme a chiacchierare e giocare a carte. E invece così ci siamo anche divertiti!
Foto numero quattro: la Messa. Partendo da Gv 13,35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri, il Papa ha parlato, innanzitutto ai ragazzi e poi a tutti i presenti, dell’amore, che è “la carta di identità del cristiano”. Ha detto che l’amore non è un sentimento teorico, non è fatto di belle poesie da imparare a memoria, ma è fatto di gesti concreti, del prendersi cura l’uno dell’altro, salvaguardando sempre la sua libertà. Ha detto che un ragazzo non deve avere paura di sognare, perché se un giovane non è capace di sognare “già se n’è andato in pensione, non serve”. Ha detto che nella vita si cade sempre, si cade spesso, ma che “Gesù ci vuole in piedi”. Poche parole, parole semplici, ma che arrivavano dritte al cuore.
Foto numero cinque: in conclusione? Abbiamo preso la pioggia (poca, in verità), il sole (non molto, forse, ma abbastanza per ridurre alcuni di noi come piccoli gamberi), abbiamo camminato, pregato, riso, giocato, mangiato, ascoltato, parlato, aspettato, osservato…abbiamo fotografato gabbiani e guardie svizzere (che, rispetto ai precedenti, almeno stavano ferme!). Ci siamo divertiti (sicuramente) e abbiamo imparato qualcosa (forse). Che altro ci può essere da raccontare?
Federica Filippini
Il 22 Aprile scorso, io e i miei compagni del gruppo preadolescenti della parrocchia Mater Amabilis, a cui appartengo, ci siamo recati a Roma per il Giubileo dei ragazzi. Per questa nuova esperienza ci siamo preparati a lungo e ci hanno comunicato quello che avremmo fatto e vissuto raccomandandoci di comportarci bene.
Io ho voluto partecipare a questa avventura perché mi incuriosiva visitare Roma oltre ad avere tanto piacere di incontrare Papa Francesco.
La cosa che mi ha colpito di più ed emozionato, è stato il partecipare alla Santa Messa vedere ed ascoltare da vicino le
parole di Papap Francesco.
Il sabato sera dovevamo andare allo stadio Olimpico per partecipare ad un concerto, però abbiamo dovuto rimandare perché eravamo tutti molto stanchi ma, siamo riusciti a rimediare perché, dopo cena, dopo esserci riposati siamo andati a vedere il colle del Gianicolo e a osservare il panorama di Roma, per me è stato davvero spettacolare ed emozionante!
Oltre ai momenti di visita della città, siamo riusciti ad avere dei momenti di svago; abbiamo riso e scherzato e, ciò mi ha permesso di conoscere meglio quei ragazzi con cui non avevo ancora instaurato un grande rapporto, sfruttando i momenti liberi.
Anche mentre eravamo in coda per visitare la basilica di San Pietro, ho cercato di parlare con persone che non conoscevo e condividere con loro la forte emozione di trovarci tutti insieme li per lo stesso motivo.
Questa avventura mi ha insegnato molte cose soprattutto stare insieme agli altri in momenti anche faticosi (le tre ore di attesa a piazza San Pietro per attraversare la Porta Santa) e questo mi ha fatto scoprire ancora di più l’importanza degli amici.
Posso testimoniare, che questi tre giorni mi hanno regalato, nonostante la fatica, momenti di grande felicità.
Un grazie a Don Renato, Giacomo, Federica e Suor Daniela che con la loro presenza (e pazienza) hanno permesso tutto questo.
Questa esperienza me la ricorderò per molto tempo ed è sicuramente una delle più belle avventure che abbia mai fatto.
Giulio Cormio
I nostri catechisti, prima di tutto il venerdì precedente la partenza ci hanno detto come comportarci a Roma e come sarebbe dovuto essere il programma.
Mi hanno obbligato i miei genitori, ma alla fine mi sono accorto che ne è valsa la pena. E’ stata la miglior esperienza che abbia mai vissuto.
La Messa Santa per i preadolescenti del Papa è stato il miglior momento fra tutti.
A San Pietro ho visto un sacco di cose, ciò che mi ha colpito di più sono state le 4 statue che raffigurano S. Andrea, morto su una croce a X, perché si sentiva indegno di morire come Gesù; San Longino (con veri frammenti della lancia che ha trafitto il costato di Gesù); S. Elena, che sosteneva la croce di Gesù (con veri frammenti della croce); Santa Veronica, con il telo con cui ha asciugato il volto di Gesù quando cadde sulla strada portando la croce.
Passando poi dalla Porta Santa, sentii un brivido lungo la schiena (ovviamente positivo), infatti mi sentii proprio rinato, UNA COSA MERAVIGLIOSA.
Io ci tenevo tanto ad andare allo stadio olimpico, ma purtroppo non mi ci hanno portato. Mi hanno invece portato a vedere Roma con il bus “ROMA CRISTIANA”.
Non ho avuto molti momenti di svago: l’unico è stato quando ho giocato a calcio con uno dei miei migliori amici, Giulio, e mia sorella.
Purtroppo oltre ai miei compagni di gruppo non ho stretto amicizie.
Un altro dei monumenti che mi è piaciuto e che ho visto con interesse è il COLOSSEO: UNA VERA MERAVIGLIA.
Questa esperienza mi ha insegnato che se esci di casa puoi accendere un nuovo mondo oltre che ai videogiochi e all’elettronica.
Giacomo Pellegrini