… e dopo lo spettacolo teatrale … per riflettere

Pubblicato giorno 6 aprile 2017 - In home page

Le voci esultanti gridano “merdaaa”, le mani sudano, la memoria vacilla, il teatro si riempie, la tensione sale, le luci si accendono e il sipario si apre. Ma, in quell’istante in cui sali sul palco, in cui ti butti nell’incertezza e flebilmente pronunci la tua battuta ripetuta fino allo sfinimento, la paura se ne va. Perché senti il supporto dei tuoi compagni che da dietro le quinte sussurrano il tuo nome e, soprattutto mostri al mondo quell’alter ego che è il tuo personaggio e che con fatica hai nutrito e cresciuto in mesi di lavoro. SOS è tutto questo: impegno, sforzo, concentrazione, ma anche divertimento, amicizia, sostegno, in nome della passione per la recitazione e per quel meraviglioso e vasto mondo del teatro. Quest’anno il filo rosso che ci ha portati sul palco è stato Achille Campanile: le sue sottili, brillanti e divertenti opere, sia commedie nate per il teatro che semplici racconti, ci hanno ispirato e fatto sorridere; abbiamo rappresentato quattro diversi situazioni sceniche provenienti da opere diverse dell’autore (Il biglietto da visita, L’inventore del cavallo, L’orrenda parola e Centocinquanta la gallina canta). Incorniciato da quattro originali narratori, che erano personaggi provenienti dalle quattro paradossali ed esilaranti scenette, incontratisi per prendere un tè sotto il campanile, lo spettacolo è riuscito nel suo intento, facendo sorridere il pubblico e tirando fuori la nostra grinta e la nostra passione. SOS mi ha dato tanto, perché mi ha resa consapevole della bellezza di quel momento magico in cui lo scricchiolio del palco, l’odore della lacca per capelli e la luce accecante dei riflettori, all’inizio insopportabili, diventano parte di te e diventano il tuo ossigeno, mentre, balbettando un po’ la battuta, esordisci nel mondo come attore e come persona.

Agnese Lanciani